Château Laroque

Da sempre il mondo del vino è stato associato alle migliori strutture architettoniche. I re nell'abbinare castelli e vini sono i francesi, i cui châteaux si presentano come autentiche opere d'arte che prevalgono nel tempo in maniera magistrale. Nel caso di Chateau Laroque, è probabilmente più noto per il suo impressionante castello e i suoi meravigliosi giardini, piuttosto che per essere la tenuta più grande di Saint-Emilion con 61 ettari di vigneto indiviso. Tuttavia, da quando è diventato proprietà della famiglia Beaumartin nel 1935, è iniziata una nuova fase molto ambiziosa alla ricerca dell'eccellenza nei suoi vini. Per questo, non si risparmiano risorse e viene assunto David Suire, un rinomato viticoltore di Bordeaux, come direttore del patrimonio con l'obiettivo di recuperare tutto lo splendore del suo prestigioso passato. Per cominciare, viene effettuato uno studio del suolo e confermato l'eccellente patrimonio genetico della tenuta con una diversità di terroir. Una precisa identificazione di ogni parcella ha permesso di reimpiantare e di scegliere con accuratezza la varietà di uva per la produzione di ciascuno dei suoi vini.

Nel caso di Château Laroque, proviene esclusivamente da 27 ettari delle migliori parcelle e vigneti più antichi della tenuta (circa 40 anni di età) i cui suoli sono profondi e ricchi di argilla. Il vino è composto principalmente da merlot con un piccolo apporto di cabernet franc e, sebbene il vigneto non sia certificato come biologico, viene gestito con tecniche 100% organiche. In cantina le uve sono meticolosamente selezionate e diraspate e fermentano parcella per parcella in tini tradizionali di cemento blu cobalto con controllo della temperatura. Successivamente, il vino affina in barrique di rovere francese, di cui il 50% nuove, per 12 mesi prima di essere imbottigliato.

Così, anche se probabilmente Chateau Laroque continua a essere più conosciuto come castello che come cantina, la verità è che grazie al suo patrimonio genetico incomparabile e al lavoro impeccabile di Suire, dal 2015 la sua dignificazione si è andata estendendo. La purezza di espressione e l'autenticità del suo vino omonimo lo confermano.